L'installazione dello sciame (4 maggio 2023), e la prima settimana

Il pomeriggio del 3 maggio, da un'altra arnia di osservazione è partito uno sciame contenente una regina fertile. Il giorno successivo l'ho catturato e riposto nella quercia, che fino alla prossima sciamatura costituirà la sua dimora. A differenza delle api alloggiate in arnie commerciali, queste api dovranno arrangiarsi e arredarsi interamente da sé il proprio nido, totalmente libere di seguire il proprio istinto nella scelta delle distanze, nel posizionamento e nella direzione dei favi.

Nota preliminare: Uno sciame secondo natura?

Va comunque notato che per quanto le api siano libere di organizzarsi il nido come meglio credono, quanto accadrà e sarà descritto in questo blog non riguarda uno sciame lasciato completamente a se stesso. Le api saranno nutrite quando necessario, e saranno trattate contro l'acaro ectoparassita Varroa destructor.

La nutrizione si è immediatamente rivelata indispensabile, in quanto nelle condizioni climatiche attuali praticamente non c'è cibo, e non avrebbero dunque la forza di costruire i favi (un processo altamente energivoro [1]) e probabilmente neanche di nutrirsi. In natura, il tasso di successo di uno sciame di aggira attorno al 20% [2], proprio perché il periodo in cui sciamano spesso è caratterizzato da tempo relativamente freddo e piovoso.

Senza trattamenti antiparassitari, le probabilità di successo sono ancora minori, e di parecchio. In un'arnia di osservazione, ha senso proteggere l'investimento di tempo dedicato alla costruzione della struttura difendendo la vita delle api a scapito dei processi di selezione naturale.

Al di fuori di queste circostanze, è giusto ragionare sull'opportunità di minimizzare gli interventi: v. per esempio l'articolo di Reto Mordasini su queste pagine e la letteratura ivi citata.

Lo sciame

Lo sciame che abita la quercia è ritratto nella foto. Sullo sfondo, dietro il ciliegio in fiore, si intravvede la nuova casa:

sciame

Poiché non è semplice fare dei trattmenti antivarroa una volta che lo sciame è rinchiuso nell'albero, meglio cominciare puliti e trattare prima di partire (acido ossalico, soluzione al 3% in acqua e glicerolo):

trattamento sciame

I primi giorni nel nuovo nido

Una volta inserite nel nido, le api si sono dapprima ammassate sul fondo, e solo lentamente hanno risalito la parete frontale. Qualcuna si è avventurata all'esterno, ma non la regina: per evitare che lo sciame ripartisse, ho messo una griglia escludiregina all'entrata (abbastanza larga per lasciar passere le api ma troppo stretta per permettere il passaggio della regina), dove l'ho lasciata un paio di giorni.

sul fondo

La sera del 5 maggio le api si sono raggruppate in cima al nido, aggrappandosi al coprifavo, al plexiglas e alla parete laterale

in alto 1

La costruzione dei favi

In un certo senso, stavano ancora esplorando (collettivamente) il loro spazio. Il giorno dopo, è iniziata l'attività di costruzione: all'inizio, l'unico segno visibile è l'ordine stretto in cui si sono allineate le api più in alto nella foto successiva, mentre buona parte delle api sembra ammassata disordinatamente.

La foto mostra anche parecchia condensazione sul plexiglas, data dalla forte differenza di umidità e temperatura tra interno e esterno (v. più avanti), e segno che qualcosa non funzionava nella coibentazione. Ho rimediato ponendo uno strato di materiale isolante e riflettente tra il plexiglas e il polistirolo (v. articolo precedente per una descrizione), e il problema non si è più posto.

in alto 2

L'attività edilizia diventa evidente il giorno successivo (siamo ormai all'8 maggio, il terzo giorno dall'inserimento), quando le api iniziano a formare le 'catenell' che regolarmente accopagnano la costruzione dei favi. La loro funzione non è ancora del tutto chiara, anche se probabilmente serve (anche) a tracciare le linee per la costruzione [3]. Le api formano queste catene attaccandosi l'una all'altra, lasciando che la gravità determini la forma e delo sviluppo della catena (in geometria, si chiama 'catenaria'). Le prossime foto illustrano questo peculiare comportamento:

catena 1  catena 2

Le api non  impegnate nella costruzione dei favi, intanto, inizano a portare polline nelle loro corbicole: segno che al centro del glomere delle api si è creato lo spazio per depositarlo, e che la regina ha già ripreso a deporre. Il polline infatti è l'alimento che serve da alimento per le larve e per fare la pappa reale destinata alla regina e alle larve più giovani:

primo polline

Il 10 giugno i favi non si vedono ancora in quanto sono sempre nascosti dalla massa di api, ma è chiaro che il volume del glomere cresce rapidamente, come risulta dall'immagine seguente. Questo indica che non racchiude più più solo api, ma che parte dello spazio è occupato dalle costruzioni in cera:

sciame al 10 maggio

 

I parametri fisiologici dei primi 6 giorni

I sensori inseriti al centro dello spazio del tronco (vedi la configurazione) non sono ancora al centro del glomere: come mostrano le immagini sopra, le api sono spostate più sul lato sinistro del cavo e, sembrerebbe, arretrate piuttosto che verso il lato frontale. Le registrazioni colgono dunque quanto accade alla periferia piuttosto che al centro del glomere. Questa situazione probabilmente persisterà per qualche tempo. Inoltre c'è stato un problema ad uno dei sensori, per cui mancano i dati di 3 giorni. Tutti gli altri dati sono raccolti ogni 2 minuti.

Nonostante questi problemi, è chiaro che la temperatura si è alzata subito al momento dell'inserimento dello sciame, passando dai 13.8°C  del tronco vuoto ai 20-24° mantenuti il primo giorno, quando le api erano in basso e poi sulla patete frontale (dunque lontano dal sensore). Il momento in cui si sono spostate verso il centro può essere identificato facilmente grazie all'improvviso aumento della temperatura registrato alle 18:08 del 5 maggio. Da quel momento le temperature sono rimaste sopra i 25°, con il sensore più in alto (verso il centro della colonna di misurazione) che registra circa 3°C più del sensore in basso:

primi 6 giorni T 

Come occorreva attendersi, l'umidità relativa  mostra una stabilità nettamente superiore rispetto a quella registrata all'esterno. Dopo l'inserimento delle api, il valore è cresciuto, certamente grazie alla loro attività metabolica:

primi 6 giorni RH 

 L'anidride carbonica, infine, mostra un andamento relativamente complesso, ma chiaramente ciclico, con valorei più alti registrati durante la notte e più bassi durante il giorno, almeno nei giorni di bel tempo (gli ultimi due giorni rappresentati nel grafico sono stati caratterizzati da tempo uggioso, come si evince sia dai valori molto elevati dell'umidità relativa all'esterno che dai valori abbastanza uniformi della temperatura ambientale)

primi 6 giorni CO2

 

 Riferimenti bibliografici

[1] costruzione favi, processo energivoro

[2] Seeley sul 20% di successo di uno sciame

[3] Tautz sulle catenelle

 

Accedi per commentare