Quali prede cattura la Vespa velutina?
La Vespa velutina ha conquistato fama di essere una temibile predatrice di api mellifere —anche perché i video della cacciatrice all'opera pubblicati su youtube sono in buona parte dovuti ad apicoltori che documentano gli attacchi alle arnie. Tuttavia, già pochi anni dopo il loro arrivo in Francia sono state condotte delle ricerche sulle prede catturate, mostrando come lo spettro delle catture sia molto più variegato. In un lavoro del 2011, Villemant e colleghi del Museo Nazionale francese di Storia Naturale hanno raccolto 2'500 pallottole di cibo raccolto della operaie di velutina per nutrire le larve, e hanno evidenziato tramite un'analisi morfologica come in situazioni urbane le api mellifere costituissero due terzi delle prede, la parte rimanente consistendo in altri imenotteri (14%) e ditteri (17%), mentre in zone boschive e agricole le api mellifere costituivano solo un terzo delle prede, e nella parte rimanente vi era predomianza di ditteri nelle zone agricole e di vespidi in quelle boschive.Tra i ditteri, predominano i sirfidi, la famiglia di impollinatori specializzati nell'imitazionedell'apparenza di api e vespe. Questo studio ha dimostrato fin da subito che l'impatto di una colonia matura di calabroni incide pesantemente sull'impollinazione di specie vegetali selvatiche e di interesse agricolo.[1]
Tuttavia, circa un terzo delle prede esaminate ha potuto essere identificato solo al livello tassonomico di ordine. Questo lavoro è stato ripreso nel 2021 (parte degli autori coincide con quelli del lavoro precedente) si basa sulla cattura delle velutine al ritorno al nido (16 nidi nel sud-ovest della Francia) esaminando le 2151 pallottole di cibo raccolte in parte con metodi morfologici e in parte tramite analisi molecolari, trovando che le api mellifere costituivano il 38% delle prede, i ditteri il 30% e le vespe sociali il 20% circa. Le specie identificate sono state almeno 159. Lo studio ha confermato il risultato precedente secondo cui lo spettro di prede catturato dipende dall'ambiente nel quale le vespe si trovano a operare: nelle zone urbane la quota di api è maggiore, mentre decresce nelle zone agricole e boschive. Il consumo medio di un nido è di 11.38 kg di biomassa di insetti — essenzialmente solo i toraci, perché alle vespe interessano solo le proteine contenute nella massa muscolare così che scartano teste, zampe, ali e addome.[2]
Uno studio inglese pubbliato nel marzo 2025 ha impiegato un metodo diverso di analisi per identificare con maggiore precisione le prede delle vespe.[3] Gli autori hanno sequenziato i contenuto dell'intestino di oltre 1'545 larve da 103 nidi di velutina prelevate in Inghilterra, nelle Isole Jersey, nel sud della Francia e nel nord-ovest della Spagna tra aprile 2020 e giugno 2022, e vi hanno rinvenuto 1449 gruppi tassonomici (il metodo permette di identificare non solo l'ultima preda ingerita, ma anche quelle già digerite o parzialmente digerite, poiché le larve defecano solo all'ultimo stadio prima della pupazione), più di metà dei quali sono stati identificati a livello di specie. Lo scopo della ricerca era di correlare le prede catturate con l'habitat generale della regione, al fine di determinare quali specie fossero messe più a rischio dal calabrone asiatico. Gli autori erano interssati in particolare a valutare l'impatto sulle api mellifere ma anche su specifici gruppi funzionali: gli impollinatori, i riciclatori/decompositori, e i predatori di raccolti.
Il quadro che ne risulta è quello della Vespa velutina come un predatore estremamente adattabile con un immensa varietà di prede (alcune delle quali non catturate direttamente dalle velutine ma associati alle loro prede —per esempio, le prede delle prede): imenotteri (252 uità tassonomiche identificate), ditteri (il gruppo più diverso, 561 unità tassonomiche), rincoti, ortotteri (70), coleotteri (137), lepidotteri (169) e aracnidi (53), con notevoli variazioni nella dietra a seconda delle regioni geografiche e delle stagioni. Due ordini di prede sono praticamente onnipresenti negli intestini esamiati: gli imenotteri nel 99.5% dei campioni, e i ditteri nel 94%. I coleotteri si trovano nel 40.3% dei campioni, lepidotteri nel 38.9%, gli aracnidi nel 26.1% delle larve. A livello di specie, le api mellifere sono presenti nel 98.1% degli intestini delle larve di velutina, la Vespula vulgaris (la comune vespa) è stata trovata in tre quarti dei nidi con una prevalenza media del 52.2% nelle larve, in percentuali molto simili al dittero Calliphora vicina (un tipo di "moscone).
In termini di gruppi funzionali, 43 delle 50 specie che occorrono con maggiore frequenza tra le prede delle velutine (e tutti i primi 10) sono degli impollinatori, almeno potenzialmente (nel senso che i loro adulti, nutrendosi di nettare e polline da adulti, trasferiscono polline da un inviduo all'altro. In particolare, tra questi ci sono i maggiori impollinatori delle colture europee: l'Ape mellifera, il Bombo terrestre e il Bombus lapidarius (ma anche, a onor del vero, 4 specie di parassiti delle colture). Questo risultato si allinea con osservazioni precedenti secondo le quali la presenza di velutina riduce le visite ai fiori di piante indigene, sia a causa della predazione diretta degli impollinatori che per l'effetto dissuasivo della presenza del calabrone.
Anche se occorrono più raramente, tra le prede catturate dalle velutine ce ne sono 20 nella lista rossa dell'UICN. Gli autori suggeriscono che tra le prede frequenti potrebbero esserci altre specie relativamente rare ma non ancora valutate come in pericolo dall'UICN —questo potrebbe applicarsi a specie globalmente rare ma localmente endemiche, poiché la natura opportunista della Velutina la porta a predare con una certa intensità specie localmente abbondanti
Oltre alle implicazioni per l'impollinazione, la predazione di insetti demolitori che si cibano di preferenza di animali morti o di vegetazione in decomposizione solleva la possibilità che sorgano difficoltà nella decomposizione e nel riciclaggio di vegetali e animali —un tema che gli autori invitano a studiare.
Questa analisi ha mostrato una varietà e variabilità nelle prede della velutina di cui non c'era consapevolezza in precedenza, anche se le implicazioni sugli ecosistemi europei della nuova caratterizzazione concordano con quelle tratte degli studi precedenti. Vespa velutina è un predatore generalista —come si evince dal vasto numero di specie diverse— e opportunista —indicato dall'abbondanza stagionale di certe prede che coincide con la loro temporanea abbondanza—, anche se ha una preferenza per l'ape mellifera e per altri imenotteri sociali —in particolare le vespe, soprattutto a fine stagione.
La conclusione che ne traggono gli autori è che nel valutare il rischio associato all'arrivo di questo predatore alieno e le misure da prendere in risposta a questo rischio va tenuto presente anche il rischio ambientale generale: non è solo un problema degli apicoltori (p. 12).
Riferimenti bibliografici
[1] Villemant, C., Muller, F., Haubois, S., Perrard, A., Darrouzet, E., Rome, Q., 2011. Bilan des travaux (MNHN et IRBI) sur l’invasion en France de Vespa velutina, le frelon asiatique predateur d’abeilles. Barbançon J-M, L’Hostis M (eds) Proceedings of the Journée Scientifique Apicole JSA, Nantes, pp. 3–12.
[2] Quentin Rome, Adrien Perrard, Franck Muller, Colin Fontaine, Adrien Quilès, et al.. Not just honeybees: predatory habits of Vespa velutina (Hymenoptera: Vespidae) in France. Annales de la Société Entomologique de France, 2021, 57 (1), pp.1-11.
[3] S. Pedersen, P. J. Kennedy, T. A. O’Shea-Wheller, J. Poidatz, A. Alastair Christie, J. L. Osborne e C. R. Tyler, Broad ecological threats of an invasive hornet revealed through a deep sequencing approach, Science of The Total Environment 970, march 2025