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Piano di gestione del prossimo arrivo di V. velutina nella Svizzera Italiana
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Piano di gestione del prossimo arrivo di Vespa velutina nella Svizzera Italiana
Daniele Besomi
Premessa
I nostri colleghi italiani stanno facendo un ottimo lavoro di contenimento della V. velutina al di là dell’Appennino Ligure, dove ormai il calabrone è diventato endemico. Ogni qualvolta la velutina arriva sulla Pianura Padana tramite trasporto passivo (regine fondatrici che si ibernano in materiale come legname, mattoni o altro che viene poi trasportato altrove), si attuano progetti di eradicazione. L’idea di base è che colonie isolate, se affrontate in modo deciso e con i metodi appropriati, possono essere sterminate e non costituiranno un nuovo centro di espansione.
Questo approccio, che segue il piano nazionale italiano di lotta alla Vespa velutina, è stato usato con successo nell’Oltrepo Pavese (2 nidi) e, sembrerebbe, a Torino, dove un nido eradicato nell’autunno del 2023 – primavera 2024 non sembra aver lasciato discendenti.[1] Ora si ripete l’operazione a Giaveno (TO) (nido rinvenuto ed eliminato nel settembre 2024) e a Leggiuno (VA) (nido identificato e eliminato a metà ottobre 2024).
I nidi presenti nel 2024 e lo storico. Sono evidenziati i nidi che non hanno lasciato discendenti, per intervento umano o morte naturale. Fonte: stopvelutina.it
Lo stesso approccio è usato negli Stati Uniti, sia contro la V. velutina che contro la Vespa mandarina, che nel Regno Unito (sulle raccomandazioni per la Svizzera, v. più avanti nel testo).
Il metodo di eradicazione consiste nel mettere in atto l’intero arsenale di strumenti a disposizione:
- la vigilanza del pubblico, in particolare degli apicoltori, per una detezione precoce
- una rete efficace di segnalazione
- la ricerca e la neutralizzazione del nido in tempi rapidissimi (pochi giorni dal ritrovamento)
- un trappolaggio fitto (750 – 800 trappole) nella zona in cui si potrebbero essere disperse eventuali nuove regine, in autunno e ancora in primavera [2]
- una sorveglianza capillare dei dintorni allargati del vecchio nido almeno nell’intera stagione successiva
Naturalmente nulla garantisce che l’eradicazione abbia successo, tuttavia il caso dell'Oltrepo Pavese e verosimilmente di Torino dimostra che si può avere fare e che dunque vale la pena provare; allo stesso modo, gli americani hanno eliminato un insediamento (anch'esso per trasporto passivo) di Vespa mandarina, e gli inglesi hanno eliminato diversi nidi di V. velutina installatisi ripetutamente dal 2016 al 2023.
Due scenari possibili
Il ritrovamento a Leggiuno, nonostante la rapidissima neutralizzazione del nido (avvistamento il 13/10; raccolta dei campioni il giorno stesso; tracciamento dei calabroni e rinvenimento del nido il 14/10; uccisione dei calabroni il 15/10. Il trappolaggio è in preparazione) apre due scenari possibili:
1) L’eradicazione potrebbe non avere successo. Primo, perché i calabroni sono stato avvistati solo tardi nella stagione, quando le prime regine erano certamente già nate e avrebbero anche avuto il tempo di accoppiarsi e disperdersi; e secondo perché il nido era piuttosto grosso, e quindi poteva potenzialmente ospitare centinaia di regine. In tal caso, le nuove regine costituiranno nuovi focolai di diffusione del calabrone, che sarà così in grado di estendere il suo areale. Il passaggio in Ticino sarebbe allora molto probabile e piuttosto veloce e per vie naturali, data la breve distanza dal confine (20 km verso Ponte Tresa, 30 km verso il Gambarogno), che eventuali vespe sopravvissute potrebbero percorrere in fase di dispersione già nella prossima primavera.
2) Oppure, l’eradicazione ha successo, e in tal caso avremo guadagnato qualche tempo, in attesa del prossimo arrivo per trasporto passivo.
In entrambe le ipotesi, è necessario prepararsi.
Nel primo scenario, ciascuna colonia tende a propagarsi liberando nell'ambiente un notevole numero di regine pronte a prendere il posto di quelle che eventualmente morissero (ogni nido maturo può produrre 2-600 femmine fertili, che si ibernano sperando di passare l’inverno. Mediamente ne sopravvive circa il 10%, che a primavera cercano di fondare un nuovo nido). In tal caso, occorre preparare gli strumenti per contenere i danni associati a una presenza destinata a diventare endemica, seguendo le indicazioni dei colleghi italiani associandole magari con la nuova strategia nazionale di lotta alla velutina pubblicata quest’anno dai francesi [3] (anch’essa, con la benedizione del Museo Nazionale di Storia Naturale che in precedenza era fermamente contrario all'uso di trappole, mentre ammette ora l’utilità dei trappolaggi selettivi per ridurre la pressione delle nuove regine).
Nel secondo scenario, bisogna riconosce la possibilità di un insediamento di vespe nella Svizzera Italiana arrivate per trasporto passivo (non saremo sempre fortunati come nel 2020/21 quando il potenziale nido da cui era uscito l’esemplare rinvenuto in Val di Blenio è stato accolto da un inverno freddo e prolungato che ha risolto il problema), ed occorre essere pronti ad agire. Per questo occorre creare un sistema di sorveglianza e di segnalazione, prendere i necessari contatti per la localizzazione del nido in caso di avvistamento e per la successiva neutralizzazione, e pianificare la logistica per il trappolaggio intensivo successivo, con i relativi finanziamenti.
Controllo e riduzione del danno nel caso la V. velutina diventasse endemica
Si propone di costituire un gruppo di lavoro che prepari questo evento
- Studiando gli interventi degli italiani (ben riassunti della presentazione di Simone Lioy dell’università di Torino organizzata a suo tempo dalla sezione di Lugano della Fta) e il nuovo piano di gestione francese
- Studiando la nuova letteratura
- Rafforzando il sistema precoce di sorveglianza da parte della cittadinanza già preparato sul sito apilugano.ch/velutina (eventualmente da aggiornare e completare)
- Raccogliendo informazioni sui nuovi strumenti di controllo, in particolare l’arpa elettrica e le nuove trappole selettive
- A lungo termine: formando un gruppo di intervento che sappia usare la radiotelemetria per individuare i nidi e sappia gestire la rimozione degli stessi
- Studiando un piano di finanziamento degli interventi
Eradicazione di nuovi insediamenti di V. velutina
La scoperta di esemplari di V. velutina che potrebbero indicare la presenza di un nido può avvenire in qualsiasi momento, ed occorre pertanto essere immediatamente pronti all’intervento. Nel primo anno di insediamento le velutine tendono ad essere discrete: è solo quando sono in forte competizione tra loro che predano in massa gli alveari, così che la presenza del primo nido viene notata solo tardi nella stagione (Oltrepo Pavese: avvistati i nidi solo dopo la caduta delle foglie; Torino: 22 ottobre; Giaveno: seconda metà di settembre; Leggiuno: 13 ottobre). Ma in autunno ogni giorno di ritardo nella rimozione del nido può significare l’immissione di diverse nuove regine sul territorio, ciascuna delle quali potenzialmente potrebbe fondare il proprio nido nella stagione successiva, rendendo il problema non più controllabile. Il nido di Torino, per esempio, conteneva ancora pupe e giovani adulti di 138 regine,[4] che sarebbero gradualmente uscite per l'accoppiamento e per prepararsi per l'inverno. È dunque cruciale poter intervenire immediatamente.
Si propone pertanto la costituzione di un gruppo di lavoro (che potrebbe parzialmente o completamente coincidere col precedente) per
- Tessere contatti con i gruppi, sia italiani che svizzeri, che dispongono del materiale necessario per la localizzazione del nido (radiotelemetria o radar armonici) e per la sua distruzione (esaminare le basi legali per quest’ultima)
- Seguire le operazioni in corso del gruppo varesino e le indicazioni sorte dai gruppi torinesi. A questo scopo, la nostra associazione (ARCA) sta organizzando una presentazione da parte dei due gruppi italiani e ha raggiunto un accordo con l’associazione varesina per seguire la parte tecnica del lavoro in corso. Lo scopo è di calibrare gli interventi, in particolare la modalità di posizionamento delle trappole successivo alla distruzione del nido, e di esaminare e discutere le pratiche necessarie alla configurazione del nostro territorio.
- Cercare le modalità per contattare gli apicoltori degli apiari potenzialmente interessati in collaborazione con gli uffici cantonali, nel rispetto delle normative sulla privacy, al fine di essere pronti a valutare l’entità dell’insediamento (spesso le regine svernano in piccoli grippi, e in caso di trasporto passivo ne potrebbe arrivare più di una) e per poter triangolare più efficacemente la posizione dei nido o dei nidi.
- Studiare la logistica del trappolaggio, certamente la parte più impegnativa dell’intervento. Si tratta di acquisite il materiale necessario, e costituire e formare i gruppi di intervento che dovranno sistemare, controllare e riempire di nuovo le trappole. Questa parte è particolarmente impegnativa: mentre in Italia le associazioni apistiche dispongono di personale pagato, noi dovremo contare interamente sul volontariato
- Testare trappole selettive per le velutine, ed eventuamente altri metodi alternativi alle trappole ad annegamento
- Redigere un rapporto finale sull’esito dell’operazione, sia in termini del successo o meno del tentativo di eradicazione che sui danni collaterali del trappolaggio.
- Raccogliere fondi per finanziare gli interventi e l’acquisto di materiale
Differenza con le raccomandazioni per la Svizzera
Le raccomandazioni svizzere di lotta alla V. velutina concordano che al primo arrivo in una nuova regione l'obiettivo debba essere di eliminare l'insediamento (§4). Tuttavia, la modalità di azione si limita all'eliminazione del nido, e non contempla invece il successivo trappolaggio intensivo, sul quale gli autori delle raccomandazioni sono fortemente scettici (§7).
Questa posizione è problematica: se (ed è il caso più frequente) il ritrovamento del nido avviene d'autunno quando è già cominciata l'uscita delle regine, come è stato il caso a Varese e Torino, mentre a Piacenza il nido è stato avvistato solo quando era ormai già vuoto, l'eliminazione del nido lascia in circolazione le fondatrici che, se sopravvivono all'inverno, andranno a costituire nuovi nidi in primavera. Nel caso di Torino, l'analisi del nido ha evidenziato molte celle vuote, lasciando presumere "che diverse regine possano essersi disperse nell'ambiente oppure possano essere andate perse durante la nautralizzazione e l'abbattimento del nido"; e in effetti "un buon numero di regine è stato rimosso dall'ambiente grazie alle azioni di trappolaggio eseguite nei mesi [successivi], dopo la distruzione del nido" [4]. Nell'Oltrepo Pavese, un trappolaggio primaverile estensivo ha permesso di catturare 8 individui in 6 località, sopravvissuti all'inverno.[5]
Ciò dimostra che per tentare di eliminare definitivamente l'insedimanto occorre continuare la pressione anche dopo la rimozione del nido sulle eventuali regine sopravvissute tramite un trappolaggio intensivo.
Invito alla partecipazione ai gruppi di lavoro
Sulla base di queste considerazioni e sull'esperienza dei gruppi italiani, riteniamo doveroso proporre di cominciare a ragionare seriamente sul problema, considerando anche soluzioni non incluse nelle raccomandazioni Svizzere.
Invitiamo pertanto le associazioni apistiche della Svizzera Italiana e, individualmente, gli apicoltori che fossero interessati, a costituire con noi questi gruppi di lavoro, annunciandosi ad
Note e riferimenti bibliografici
[1] A. Pesavento e U. Vesco, Vespa velutina nel torinese: l'unione fa la forza, L'apis 1, gennaio 2024, pp. 6-11. A. Pesavento, La velutina in Piamonte: le novità, Blog de L'apis
[2] A Torino sono state impiegate 300 trappole/km2 nel raggio di 600 metri dal nido, e 200 trappole/km2 nella corona successiva di 800 metri (Pesavento e Vesco, citato, con riferimento al piano nazionale italiano di lorra alla V. velutina. Negli USA, per la V. mandarina, il trappolaggio finale consisteva in poco meno di 1400 trappole.
[3] Plan 2024 de lutte contre le frelon asiatique, de nouvelles recommandations, La santé de l'abeille, n° 320, febbraio-aprile 2024.
[4] D. Cuttini e altri (Beelab, Università di Torino), Studio del primo nido di Vespa Velutina trovato nel torinese, L'apis 4, aprile/maggio 2024, pp. 32-36.
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